201505.19
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Bonus Poletti: rimborso pensioni

La sentenza della Corte Costituzionale n. 70 dello scorso 30 aprile, che ha sancito l’illegittimità del blocco dell’adeguamento delle pensioni al costo della vita, è stata pubblicata il 6 maggio 2015 ed ha suscitato, tra le polemiche, l’immediato intervento del Governo e del Ministero dell’Economia per trovare, nei conti pubblici, la copertura per la sua esecuzione.

Il blocco delle pensioni voluto dal governo Monti non è, comunque, una novità, dato che anche altri governi, in passato (1998 Prodi, 2007 Berlusconi) adottarono la stessa tipologia di provvedimenti, bloccando, tuttavia, la perequazione al costo della vita solo per pensioni particolarmente alte, pensioni da cinque a otto volte il minimo.

Il Blocco delle Pensioni : illegittimità Costituzionale

Il blocco dell’adeguamento al costo della vita, contenuto nel cosiddetto “Decreto Salva Italia” varato dal Governo Monti, all’art. art. 24, comma 25, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 (Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici), riguarda le pensioni di importo superiore a tre volte il minimo (€ 1.443): il meccanismo di rivalutazione previsto dalla legge n. 448/1998, è stato neutralizzato dal “Salva Italia”, e tale blocco è stato ritenuto costituzionalmente illegittimo, rispetto agli articoli 36 e 38.

Bonus Poletti: i provvedimenti sui rimborsi

Le prime stime sul valore totale del rimborso pensioni, effettuate dai sindacati e dalle confederazioni di lavoratori, calcolano una cifra che ammonta, in media a 15 miliardi di euro.

Al di là delle polemiche scatenate al momento della pubblicazione della sentenza, riguardo alla sua esecuzione, ed alle modalità secondo cui i pensionati in possesso dei requisiti previsti avrebbero ottenuto quanto dovuto, il Presidente della Corte Costituzionale, Alessandro Criscuolo ha chiarito che la sentenza che sancisce l’illegittimità costituzionale di una norma di legge o di un atto avente forza di legge, è efficace dal giorno successivo alla sua pubblicazione, e ha precisato, tra l’altro, che gli interessati hanno diritto ad ottenere quanto risulta spettante, e gli organi politici da quel momento, avrebbero potuto adottare “i provvedimenti del caso”.

I provvedimenti del caso non si sono fatti attendere: il Consiglio dei Ministri avrebbe, infatti, già formulato un decreto legge sulla questione, che prevede un bonus a restituzione delle somme spettanti ai pensionati ed illegittimamente non versate, il cosiddetto “bonus Poletti”: l’esborso per lo stato sarà inferiore a quanto stimato dai tecnici, e corrisponderà a circa due miliardi di euro (differenza rilevante rispetto alle stime che si aggirano tra i 13 ed i 16 miliardi di euro).

Bonus Poletti: modalità del rimborso pensioni

Le modalità di versamento del suddetto bonus di rimborso pensioni, saranno, inevitabilmente diverse da quanto la sentenza della Corte Costituzionale sul blocco dell’adeguamento impone, vista la differenza in diminuzione di quanto il Governo si è dichiarato disposto a versare: in conseguenza della sentenza della Consulta, infatti, si dovrebbe calcolare la differenza che equivale al mancato adeguamento per le pensioni superiore ai €1.443 euro lordi, tra il 2012 ed il 2013, e restituirli integralmente agli aventi diritto.

L’intenzione del Governo trasformata nel decreto legge del “bonus Poletti” è quella, invece, di concedere una tantum una somma che si aggira in media sui €500 e solo per le pensioni comprese tra i €1443 ed i €3000 lordi: i pensionati di tale fascia avranno un rimborso che decresce all’aumentare del reddito, mentre i pensionati oltre la fascia dei €3000, non avranno rimborsi, se non una cifra simbolica.

Ed infatti, in conferenza Stampa Renzi ha precisato : “Se prendi 1.700 lordi di pensioni, il primo agosto avrai un bonus di 750 euro. Se prendi 2000 avrai 450 euro, se prendi 2.700 lordi avrai 278 euro, una tantum”.

Per quanto riguarda, invece, le nuove rivalutazioni, che scatteranno a partire dal 2016, si prevede un’indicizzazione “più generosa” rispetto al passato, dice il Ministro dell’Economia: “C’è anche il tema dell’indicizzazione dal 2016: quello che guadagna 1.700 euro di pensione avrà 180 euro di rivalutazione all’anno, cioè 15 euro al mese», per gli assegni da «2.200 euro lordi sono 99 euro l’anno e per quelli da 2.700 sono 60 euro all’anno, cioè 5 euro al mese».

Al momento, il popolo dei pensionati resta in attesa di leggere il testo del Decreto, e le modalità di funzionamento del “bonus Poletti”, tuttavia, è prevedibile, come molte forze politiche di opposizione hanno già sostenuto, che i pensionati esclusi da tale processo di restituzione, si metteranno sul piede di guerra.

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